Sospensione delle pause

Ho diviso lo spazio in attimi

faticando a salire le scale

un giorno da un pranzo solo

dove ho divorato l’assenza 

dove distratto ho ammatassato l’ordine

Ho deciso di inscatolare ieri

come si fa prima di partire

che poi è solo rimanere immobili

avendo fame di me.

 

Francio 

Retorica della mattinata televisiva (le domande le sa solo chi le fa) e condizioni varie ed eventuali

Solo, a procacciarsi del cibo con la testa nel frigorifero.
Sbircio osceni telegiornali di pettegolezzi
Sembra non succeda mai nulla di interessante
Terrore qua e là
Centinaia di ragazze che si sbranano nel mattatoio
Che parte del manzo volete a schermo intero?
Miscredenti! Antipatici.
Si accumulano i libri di linguistica ai miei piedi
-Che stai facendo?-
Inarco la schiena sulla sedia.
Mangio accampato sul tavolo.
Quindici gradi dall’estate
Opinionisti hanno la loro idea sul mondo
E come salvarci dagli esperti?
Sapessi chi sono andrei a cercarli
e sai che voglio dire.
Quando torni stasera?
Sono solo e sento che la banalità
mi sta inacidendo le dita.

-Francio-

Manifesto di estetica del cortile

Hanno proposto di incendiare gli stenditoi
di fare una catasta di moto e gettarla in strada
hanno deriso il colore delle persone disordinate
e proposto il minimalismo ascetico dopo che avevano già dipinto righe gialle passatiste
a delimitare la propietà comune.
Ho messo un adesivo sulla televisione
e ad ogni cambio di canale lo osservo
Ho una nuova nazione o giù di lì
che confina con se e basta
e nella storia non c’è mai stata.
Ho parlato una lingua ad ideogrammi
aspettando di vederne gli occhi
Tutto il tuo inconscio è qui fuori
ma non hai voglia di parlarne
fingi di celartelo
ma io sono te tanto quanto tu lo sei
E desidero
come forza creatrice
Manifesto con l’estetica dell’averci a che fare
nelle infinite frequentazioni mie con lo scrivere
senza mai aver imparato nulla che già non volessi sapere
Cambiando canale ho solo da leggere:
“QUI SOTTO E’ SOLO SPETTACOLO”.

-Francio-

Bombardieri sopra casa mia (prima o poi)

Me lo sono chiesto un’ altra volta
e la risposta rimane lì sospesa
un po’ inebetita
ubriaca di se
E la risposta l’ho trovata su di una strada assolata
una milano settembrina
che non sembra ingiallire nel grigio
Se ne stava seduta
ciondolante
Mi ha offerto da bere
L’ho gradito
E sono contento
di non aver ascoltato
Me lo sono chiesto un’altra volta
e non è mai troppo tardi….

“Ma se bruci senza nulla fare le ceneri volano alte?”

-Francio-

Riassumendo

Lasci la macchina parcheggiata in un angolo
e la città ci scrive sopra le sue ore di divieto
terre rosse sotto gli ulivi

se non fossi di qui
sarei la strage e l’equatore
sottointeso
compri il giornale la mattina
e nel mondo qualcosa succede
poi accendi la musica e non lo sai più
se qualcosa sta succedendo
non lo sai più
ho contrastato il ritmo masticando un pomeriggio caldo
ho una palma conficcata in un braccio
sembra una cazzata ma è vero
mi farò pianta
cercherò acqua
darò frutti
farò ombra
resterò qui
che sono felice di essere
e basta e avanza e basta ancora.
-Francio-

Riassumendo

Lasci la macchina parcheggiata in un angolo
e la città ci scrive sopra le sue ore di divieto
terre rosse sotto gli ulivi

se non fossi di qui
sarei la strage e l’equatore
sottointeso
compri il giornale la mattina
e nel mondo qualcosa succede
poi accendi la musica e non lo sai più
se qualcosa sta succedendo
non lo sai più
ho contrastato il ritmo masticando un pomeriggio caldo
ho una palma conficcata in un braccio
sembra una cazzata ma è vero
mi farò pianta
cercherò acqua
darò frutti
farò ombra
resterò qui
che sono felice di essere
e basta e avanza e basta ancora.
-Francio-

“se’ la vi'” da Jaswa

“Un fratellino con la valigia mi ha spedito una missiva con nastri e nastrini.
Geloso avrei voluto tenerla per me.. Ma l’alba mi avrebbe sgridato… pace.. -Francio- ”

Un ritaglio di commedia parigina triste. recitano voci roche che mangiano
poco ma hanno imparato presto a bere e sicuri di non mollare si accomodano
sulla sporcizia delle scenografie allestite la notte tardi, come ritratti
di treno con forme veloci e tinte nere di pizzo, come l’ombra delle giarrettiere
e le gonne rosse scintillanti sotto i volti incipriati delle femmine, loro
a litigare per calze e scarpe da principesse senzatetto, scordano i loro
grossi cani sotto la tavola dove si ingozza la città. strade in cui sprofondare,
un palcoscenico di incontri tremolante di plastica bagnata, un po di giungla
pitturata sui pannelli trasparenti di questo vento caldo, dall’odore di
gente che parte per non stare mai seduta tanto ad entrare e rientrare non
ci si stanca mai. noi galantuomini senza eleganza indossiamo profumi che
bruciano il naso, e il nostro cappello consumato non è costato caro dal
sarto tailandese che lavora in fondo alla piazza, passeggiamo disinvolti
e nei nostri calici verdi c’è del latte bianco freschissimo che un uomo
serio incravattato di ubriachezza ci versa dal suo sacchetto di plastica
riciclata, e bastano pochi gesti prima di stringere una mano. circostanze
inutili distolgono leggermente i nostri pensieri da ciò che gridano dietro
i tendoni gli attori rimasti svegli per guardare le ballerine e il loro
ingresso pallido di disperazione sensuale. sotto palpebre che sbattono in
silenzio sento l’annuncio pacato dell’inizio del primo lunghissimo atto.
una voce calda che al ritmo di un violino ci accoglie nella violenza dello
spettacolo romantico, in cui noi improvvisamente spontanei ci sentiamo recitare
un copione inesistente tratteggiato e abbozzato sulla mancanza di spettatori.
noi con parigi nelle tasche, un passo dopo l’altro, di danza, danziamo.
e una voce sussurra anche se è l’alba : madame e monsiour! bonsoir…


-Jaswa-

Aracnoentropia

Seguo le linee di confine ma travalico il senso.
C’è un ragno che tesse in tutte le case in cui ho voglia di respirare.
Lo riconosco. E’ sempre lui. Solo. Appeso a mezz’aria.
E’ lo specchio convesso della mia inoperosità.
Le luci ingannano.
Una che manca e diventi un origami stropicciato su di un asfalto caldo.
Poi per un dodicesimo di giro terrestre ti tocca usare braccia ferrose per far sorrere i passi.
Ciondoli sulla ragnatela dell’equilibrio inarcando la schiena.
Siedi e fili le ore una per una.
Le persone rimangono sensazioni tattili due dita più in là di quanto tu riesca a vedere.
Respiri.
Una bambina curiosa ti fa domande con gli occhi spalancati.
La adori anche per questo.
I ragni di notte muoiono tra le pagine.
Seguo le linee di confine
ma loro non seguono me.
-Francio-